In medicina si comincia a parlare di dolori cronici post-operatori. C’è ancora poca letteratura a riguardo ma si sta sviluppando sempre di più la consapevolezza di trattare adeguatamente questo problema.
Viene di solito accostato a un dolore neuropatico ( cioè una disfunzione del sistema nervoso centrale o periferico oppure dei recettori del dolore) e diagnosticato se persiste dopo tre mesi dall’intervento, avendo escluso ogni altro tipo di causa.
Sono ancora differenti le ipotesi riguardo alla sua insorgenza, escludendo l’errore materiale durante l’intervento che porta alla lesione di un nervo, si parla di predisposizione genetica o di sensibilizzazione eccessiva innescata dal dolore persistente che si trasforma in patologico, modificando così la percezione del dolore a livello celebrale.
Sicuramente il primo passo da compiere è rivolgersi al proprio medico e seguire tutte le cure prescritte. Le cure farmacologiche spesso danno buoni risultati e alleviano il dolore. Inoltre non si può prescindere dalla diagnosi di un esperto sanitario e sopratutto dalla sua diagnosi differenziale, la competenza cioè di escludere o meno patologie correlate.
Come il Metodo Feldenkrais può aiutare chi soffre di dolori cronici post-operatori
Spesso chi soffre di dolori cronici post-operatori ha subito interventi molto invasivi spesso sono mastectomie, amputazioni, chirurgie toraciche o cesarei.
Il corpo è spersonalizzato, trattato come un pezzo. Il dolore stanca, non solo ci si sente spossati, si è anche limitati nei movimenti. Ci si sente in una condizione di fragilità.
Chi ha subito grossi interventi Non si parte mai dalle mancanze, da quello che non si può fare.
L’attenzione va sempre alle capacità, a quello che si è in grado di compiere.
Imparare a fare affidamento e conoscere bene quello che si sa fare non è per nulla scontato. Siamo portati a forzare e focalizzarci sulle mancanze e questo è un atteggiamento che provoca frustrazione.
Le strategie che il Metodo Feldenkrais mette in atto
In un momento così delicato come una post operazione è invece importante cambiare il punto di vista e riscoprire il piacere del movimento partendo da dove si è, senza giudicarsi o colpevolizzarsi. Entrare nuovamente in contatto con il proprio corpo.
È inutile forzare, rischiare di farsi male e demoralizzarsi. Sopratutto se si soffre di dolore cronico. Accettare i cambiamenti del corpo non è mai facile ma tutti, chi più chi meno, dobbiamo affrontarli durante il corso della vita, a maggior ragione se si sono subiti interventi invalidanti. L’accettazione di quello che si può fare è il primo passo per scoprire nuove strategie di movimento che rendono i gesti facili e fluidi. La flessibilità non viene persa per sempre, il nostro cervello può sempre apprendere nuove modalità di movimento, basta solamente dargli l’opportunità, parlando il suo linguaggio che è fatto di curiosità, piacere e osservazione.
I movimenti delle lezioni del Metodo Feldenkrais sono gentili e inizialmente lenti. Si vuole attivare l’osservazione e la curiosità di chi li compie. Imparare a muoversi in un modo radicalmente nuovo porta gradualmente a un rilassamento del tono muscolare, ci si sente calmi, più radicati e pieni di energia.
Il grande segreto è che si affina la propria auto-immagine. Si impara a conoscersi e riconoscersi con benevolenza. Più la propria auto-immagine è chiara, più diventano facili e flessibili i movimenti. Per questo dico sempre che gli esercizi non servono a nulla, se si continua a compiere lo stesso gesto meccanico magari forzandosi, senza percepirsi.
Non si è mia troppo vecchi per poter beneficiare del Metodo Feldenkrais, a tutte le età il nostro cervello può apprendere e dunque anche i nostri movimenti migliorare.