Consapevolezza Attraverso il Movimento, Cosa è il Metodo Feldenkrais?

Avere consapevolezza di sé: come il dolore può aiutarci

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Avere consapevolezza di sé è qualcosa a cui spesso non si pensa. Oppure si rimanda.
Tutti sappiamo che è importante, ma c’è sempre qualcosa di più urgente, o sembra troppo impegnativo. Così, si resta in attesa.

E poi arriva il dolore.
Quando si sta male, tutto si restringe. Ci si chiude, si scappa, si desidera solo che quel dolore sparisca in fretta, come con un colpo netto.
Emergono fastidio, inadeguatezza, rabbia, frustrazione. Emozioni scomode, che nessuno ama provare.

Ma se fosse proprio il dolore a indicarci una via?

Nella mia esperienza – lunga, fatta di corpi incontrati e storie ascoltate – ho visto che il dolore può diventare un motore potente per coltivare consapevolezza.
Chi è costretto a fermarsi, a fare i conti con ciò che accade dentro e fuori di sé, ha la possibilità di intraprendere un cammino trasformativo. Ricco. Persino generoso.

Nei miei percorsi con il Metodo Feldenkrais e la Teoria Polivagale, il dolore è spesso il punto di partenza.
Molte persone arrivano perché c’è un problema fisico, una difficoltà motoria, una postura che “non funziona più”. E quasi sempre, c’è anche il dolore.

Il corpo insegna. Sempre.

Quando qualcosa fa male, ci si muove più lentamente. Si fa meno.
Questo spesso irrita: il corpo non va più alla stessa velocità della mente, che resta sveglia, giovane, impaziente.

Ma se provassimo a cambiare prospettiva?
Se quella lentezza fosse un’opportunità?
Quando rallentiamo, possiamo ascoltarci davvero. Possiamo smettere di inseguire prestazioni, e iniziare a esplorare.

Anziché forzare, possiamo scegliere di non fare più di quello che possiamo. E questo non è rassegnazione, è uno spazio nuovo, da scoprire.
Uno spazio in cui ci si mette in ascolto, senza pretendere risposte facili – spesso false – ma restando presenti, curiosi.

Il corpo sa apprendere. Fin dalla nascita.

Pensiamo a un neonato: si ritrova catapultato in un mondo caotico, pieno di rumori, luci, gravità. Eppure esplora.
Non si giudica, non si scoraggia. Tenta, sbaglia, ritenta. Con gradualità, con fiducia.

Nel Metodo Feldenkrais e nella meditazione, ritrovo spesso questa qualità dell’inizio.
Un’attenzione semplice, profonda. Il respiro diventa l’àncora al presente.
È dal valore di questo attimo che nasce il valore dei momenti futuri.

Le difficoltà non sono ostacoli, ma soglie.

Soglie che ci permettono di conoscerci, di diventare più lucidi, vigili, amorevoli verso noi stessi.

Quali sono le sfide più grandi nella ricerca della consapevolezza?

  • Accettare che a volte non si sente nulla.
  • Accettare che può essere difficile.
  • Accettare di avere paura.
  • Accettare il disagio, la confusione.
  • Accettare di procedere un passo alla volta.
  • Accettare di avere dei limiti.

Tutte queste sfide si possono attraversare.
Ma solo se si accetta la sfida più grande: quella di andare piano.

Con gentilezza.
Con indulgenza verso sé stessi.
Con uno sguardo amorevole, non giudicante.
Con la calma di chi non scappa, ma resta.
E ogni giorno, semplicemente, continua.

Nelle mie lezioni frequentate con costanza si alimenta la nostra capacità di percepirci e di ascoltare realmente il corpo. Il sistema nervoso è intelligente e ci porta sulla buona strada sempre.

Nelle lezioni di gruppo impari a percepirti guidata e accompagnata da me esplorando i tuoi movimenti. Nelle lezioni individuali entri in contatto profondo con il tuo corpo e con il movimento attraverso il mio tocco.

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